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Le biciclette moderne hanno una storia relativamente recente, essendo state brevettate ufficialmente in Germania nel 1818. Prossimi al compimento del duecentesimo anno di età, i mezzi a due ruote sono stati nel corso del tempo protagonisti di significative trasformazioni.
La prima bici della storia, detta Laufmaschine, venne messa a punto dal tedesco Karl von Drais ed era costituita da un pesante telaio in legno a cui erano collegate due ruote, anch’esse in legno, un sellino e un manubrio. Essendo privo di catena, questo mezzo di trasporto si azionava solamente spingendo per terra coi piedi… o sfruttando una discesa!
Bisognò attendere il 1836 affinché comparissero catena e pedali, e negli anni successivi vennero inventati anche telai tubolari in metallo; le biciclette da donna, in particolare, vennero differenziate da quelle da uomo attraverso l’inclinazione della canna. Questa precisa scelta di struttura nacque dall’esigenza di permettere alle donne che indossavano una gonna di salire sulla bici senza che accidentalmente si vedesse qualcosa di impudico.
Le odierne biciclette da donna in molti casi ricadono nella categoria delle bici da città e da passeggio: si tratta di modelli leggeri e facilmente manovrabili, ma anche robusti per affrontare l’utilizzo quotidiano nei centri abitati. E anche se le donne del terzo millennio tendono a indossare la gonna con meno frequenza rispetto alle loro “colleghe” dell’Ottocento, l’inclinazione del tubolare rimane una caratteristica distintiva dei modelli per il gentil sesso.
 

Di ZenzCom