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Ieri il quotidiano “La Verità” ha anticipato la notizia dell’indagine sul padre della Boschi, che ha raggiunto i maggiori quotidiani solo nella notte. E lo ha fatto con un importante aggiornamento: il pm di Arezzo Roberto Rossi (che mentre indagava su Etruria era consulente del governo Renzi) è accusato di aver mentito di fronte alla commissione parlamentare riguardo all’inchiesta su Banca Etruria.
Giovedì scorso il magistrato, nel corso della sua audizione in commissione banche, aveva dichiarato l’estraneità dalle indagini di Pier Luigi Boschi, il cui nome è stato iscritto nel registro degli indagati per falso in prospetto.
Il pm Rossi, di fronte agli attacchi del M5S, aveva spiegato varie volte che il padre del’ex-ministra che papà Boschi non aveva alcuna responsabilità nella bancarotta di Banca Etruria e perciò non era mai stato rinviato a giudizio, come era invece accaduto agli altri 13 membri del cda dell’istituto toscano.
Queste dichiarazioni sono state un assist per Matteo Renzi, che aveva seguito l’audizione di giovedì sul #TrenoPd e che alla fine ha esultato: “Basta aspettare e la verità viene a galla”. E infatti è andata proprio così, solo che l’ex-premier ha aspettato troppo poco.
Ora infatti sappiamo che il padre di Maria Elena Boschi è indagato per l’emissione delle obbligazioni subordinate effettuate per cercare di ripianare la situazione economica della banca dopo la scelta dei soci di non sottoscrivere l’aumento di capitale. Nel prospetto informativo, riporta Il Corriere della Sera, mancano però le informazioni sui rischi per gli investitori.

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Di Redazione

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