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Tutti sanno che che un filo conduttore tra cibo e tumori.
Diete ricche di carni rosse, insaccati e povere di fibre, secondo gli studiosi, sono associate a comparsa di tumori, mentre diete come quella mediterranea funzionerebbe come uno scudo protettivo contro l’insorgere di questa malattia.
Ma non è finita qui!
L’abuso di alcool, il sovrappeso, l’obesità e la scarsa attività fisica sono fedeli alleati dell’insorgere deella malattia.
La domanda che a questo punto tutti ci ponimo è : cosa mangiare e cosa evitare?
Secondo Lucilla Titta  nutrizionista e coordinatrice del Progetto SmartFood dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, intervistata da Vera Martinella per il corriere.it, ci sono dei cibi ammessi e altri da evitare.
Come riportato sul Corriere.it, secondo Titta i cibi da evitare sono:
«Dolciumi, biscotti, merendine, snack e gelati, ma anche grissini, cracker e pane bianco sono alimenti ad alto indice glicemico e altamente energetici, possono quindi favorire lo sviluppo sovrappeso e obesità, che a loro volta fanno lievitare il rischio di sviluppare un tumore – spiega Titta -. Le maggiori cause dei chili in eccesso, infatti, sono rappresentate da scorrette abitudini alimentari e da un’elevata sedentarietà, mentre mantenersi nell’intervallo del normopeso può essere uno dei migliori comportamenti in grado di prevenire l’insorgenza del cancro»
Ma non solo:
«Sappiamo – ricorda l’esperta – che consumo di carne rossa (bovina, suina, ovina, caprina, eccetera) oltre i 500 grammi alla settimana e di carne conservata (salumi, insaccati, affettati) oltre i 50 grammi settimanali aumenta il rischio di tumore del colon retto con evidenza convincente. I motivi per cui il consumo eccessivo di carne rossa aumenterebbe il rischio di tumore al colon non sono del tutto chiari: una delle ipotesi suggerisce che ad un consumo di grassi animali si possa associare la formazione di una flora batterica intestinale favorevole all’insorgenza di tumore. Si tratta di dati di osservazione su ampie fasce di popolazioni che hanno messo così d’accordo la comunità scientifica sul fatto che esiste una correlazione convincente tra l’aumento del rischio di cancro al colon e l’elevato consumo di carne rossa e carne lavorata e conservata. Così come gli studi osservazionali su larga scala hanno dimostrato una associazione chiara tra consumo di fibra e protezione dai tumori».
Per quanto riguarda le bevande zuccherine e alcoliche:
«Questo effetto negativo non è dato soltanto dall’apporto calorico di questi alimenti e bevande – ricorda Lucilla Titta -, bensì dalla loro incapacità di saziare portando quindi a un loro consumo smodato. Il consiglio per la prevenzione di sovrappeso e obesità (e quindi indirettamente di molti tipi di cancro) è quello di non consumarle. È poi ormai accertato a livello scientifico che l’eccesso di alcol, indipendentemente dal tipo di bevanda, è legato a un aumento del rischio di cancro. Per una buona prevenzione oncologica la raccomandazione sarebbe quella di evitare il consumo di bevande alcoliche o consumarne piccole quantità solo occasionalmente».
E ancora:
«Il tumore dello stomaco è, secondo il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, l’unico tipo di tumore per cui è stata riscontrata un’evidenza probabile tra consumo di sale e aumentato rischio – ricorda Titta -. Le evidenze indicano che l’effetto del consumo di sale sull’insorgenza di tumore allo stomaco è principalmente dovuto ad un consumo regolare di cibi conservati con il sale. Le linee guida nazionali e internazionali raccomandano un consumo non superiore ai 5 grammi al giorno di sale».
I cibi consigliati dall’esperta invece sarebbero:
«Il pomodoro, oltre all’alfacarotene, contiene anche licopene che, stando ad un’indagine pubblicata di recente sull’American Journal of Clinical Nutrition ha una particolare efficacia nel proteggere i polmoni – dice Titta -. Il licopene è senz’altro il carotenoide più studiato per i suoi effetti benefici, viene anche impiegato nell’industria alimentare come colorante e viene indicato in etichetta con il codice E160d. Come potete capire, quindi, non sempre una sigla sconosciuta presente nell’elenco degli ingrediente deve rappresentare un composto pericoloso per la salute».
E ancora
«Tuttavia – dice Titta -, dalla letteratura scientifica emerge che già con un’assunzione giornaliera di 10 grammi di fibra alimentare, il rischio di tumore del colon retto si riduce del 10 per cento. Per raggiungere più facilmente il consumo raccomandato risulta fondamentale mangiare almeno una volta al giorno cereali integrali, come pane e pasta integrali o cereali in chicco e gradualmente sostituirli ai cereali raffinati usati abitualmente. In questo modo, oltre a contribuire all’apporto di fibra alimentare, si introduce una quota maggiore di vitamine e sali minerali».
Ma non è finita qui:
«Le evidenze scientifiche – ricorda l’esperta – mostrano, per un consumo di 200 grammi al giorno di latte, una riduzione del rischio del 7 per cento, sia per gli uomini sia per le donne. Non sembrano esserci differenze tra latte intero e scremato e l’effetto protettivo può essere in parte spiegato dall’azione del calcio (introdotto con la dieta o con integratori), che promuove la corretta differenziazione delle cellule del colon retto. Una grossa analisi di diversi studi che coinvolge circa 500mila individui (seguiti per molti anni, da 6 a 16) ha portato alla diagnosi di 4.992 casi di carcinoma colonrettale, mostrando una riduzione del 22 per cento del rischio nelle persone con un alto consumo di calcio».

Di Redazione

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