Un taglio alle tasse, soprattutto alle imposte sulle case e un aumento dei primes d’activité, una forma di integrazione degli stipendi bassi. Oltre a nuovi tagli al personale dell’amministrazione pubblica. Il Governo francese ha presentato la Finanziaria 2019, che prevede un deficit in aumento al 2,8% del pil, per motivi puramente tecnici, nel prossimo anno, e in calo all’1,4% nel 2020 e allo 0,3% nel 2022.
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Immediata la reazione in Italia del vicepremier Luigi Di Maio, che in un tweet scrive: «La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8 per cento. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini. In Italia come in Francia».
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Un deficit in rialzo provvisorio
La manovra francese, piuttosto complessa, comporterà un aumento del deficit complessivo che raggiungerà il 2,8% del pil, dal 2,6% del 2018 e il 2,7% del 2017. È un incremento che però riflette il semplice slittamento temporale di alcune uscite ed entrate.
La Francia ha trasformato il credito di imposta per la competitività e l’impiego (il Cice) in uno sgravio fiscale pieno: nel 2019 si ridurranno così alcune entrate mentre per l’ultima volta si avrà ilrimborso dei crediti di imposta del 2018. Allo stesso modo, l’introduzione della ritenuta alla fonte farà slittare di un mese alcune entrate. L’effetto complessivo è pari a 0,9 punti di pil: escludendo questi effetti temporanei, il deficit 2019 sarebbe risultato pari all’1,9%.
Gli «80 euro» di Macron
I tagli alle imposte decisi ieri hanno un valore di 24,8 miliardi: sei a favore delle famiglie, 18,8 per le imprese. Il governo ha deciso di ridurre ulteriormente le imposte sulle abitazioni, già tagliate per il 2018, a favore dell’80% dei proprietari. Soprattutto, ha introdotto una serie di misure per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori: alcuni contributi sono stati ridotti (una misura analoga è prevista per le pensioni più basse), viene introdotta la defiscalizzazione degli straordinari (già varata da Sarkozy con scarsi successi anche a causa della crisi) e delle partecipazioni dei lavoratori nel capitale delle piccole e medie imprese. Il prime d’activité, un’integrazione dei redditi più bassi, viene aumentato di 20 euro l’anno tra il 2018 e il 2021, per un totale di 80 euro.
Aumentano le accise
Per le imprese, oltre alla trasformazione del credito d’imposta in sgravi, saranno abolite una ventina di piccole tasse. Alcune imposte però aumenteranno: l’accise sui carburanti, per esempio – e il costo del gasolio convergerà così su quello della benzina – e le tasse sul tabacco.
Spese pubbliche in crescita dello 0,6%
Sul fronte delle spese pubbliche, che aumenteranno del solo 0,6%, il governo prevede di destinare 2,5 miliardi, sotto forma di crediti d’imposta, nello sviluppo delle competenze dei lavoratori, oltre a risorse aggiuntive per le pensioni minime e per i sussidi agli handicappati. Aumenteranno inoltre le spese militari, per la giustizia e per il ministero dell’Interno, allo scopo di meglio prendersi cura della sicurezza dei cittadini.
Un taglio di 4mila posti nel settore pubblico
Il “Grande piano di investimenti” darà particolare enfasi ai motori della crescita, istruzione e ricerca, e alla transizione ecologica. L’anno prossimo saranno riformate la tv pubblica e i servizi per favorire l’occupazione, mentre proseguirà la riduzione del personale della pubblica amministrazione (con una riduzione di 4.164 posti di lavoro, dopo i 1.600 di quest’anno) e il personale all’estero.
 
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Di Redazione

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