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È con grande preoccupazione che la stampa tedesca sta reagendo in questi giorni alla scelta esplicita del governo Conte di sfidare gli impegni comunitari. Non passa giorno senza che i grandi quotidiani del paese diano spazio al confronto tra Roma e Bruxelles. L’accento non è messo sulla semplice violazione delle regole, ma piuttosto sulle conseguenze di questa violazione. È forte la preoccupazione che le posizioni italiane possano mettere in pericolo la stabilità dell’intera zona euro.

Secondo la Süddeutsche Zeitung, il paese sta «giocando con il fuoco», per via della reazione negativa che la strategia italiana potrebbe avere sui mercati finanziari. Il giornale cita il ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz: «Non ho intenzione di giocare il gioco dei populisti: comportarsi male finché non paghiamo il conto».
In un commento intitolato “L’Italia irrita Bruxelles”, Die Welt spiega che «il futuro dell’Europa è a rischio tanto più che la zona euro sarebbe incapace di sostenere una nuova crisi finanziaria e un nuovo quasi-fallimento come quello greco». Secondo l’articolista, «ci sono solo due possibilità. La prima: sperare che le agenzie di rating boccino l’Italia, costringendola a fare retromarcia. La seconda: il Patto di Stabilità richiede urgentemente una ulteriore riforma con la quale mettere alla porta almeno temporaneamente i famigerati peccatori che mettono in crisi la valuta europea».
La Frankfurter Allgemeine Zeitung è stata altrettanto dura in questi giorni. In un commento, ha spiegato: «Certo, l’Italia ha il diritto di organizzare il proprio bilancio nel modo in cui vogliono i suoi rappresentanti eletti. La Commissione europea dovrebbe evitare di esprimersi sui dettagli (…) Ma per quanto riguarda la dimensione del deficit, ci sono regole comuni nell’Unione (…) Questo è il motivo per cui la Commissione dovrebbe essere risoluta nel tono e dura nel merito».
Infine, Handelsblatt parla di «ricatto italiano». Secondo il quotidiano economico di Düsseldorf, «la violazione intenzionale del Patto di Stabilità da parte del governo italiano indebolisce l’Europa da un punto di vista politico ed economico». Ricordando la frase ormai celebre del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi quando promise di fare tutto il possibile per salvare l’euro nel 2012, “Whatever it takes”, l’autore spiega che a Roma vige ormai il “Whatever we want”.
Inoltre, il quotidiano parla di un ricatto economico poiché il paese ritiene, forse a torto, di essere too big too fail, troppo grande per fallire. Ma Handelsblatt parla anche di un possibile ricatto politico. La vicinanza, almeno apparente, del nuovo governo con l’amministrazione Trump o con il presidente russo Vladimir Putin, potrebbe tradursi nella scelta dell’Italia di bloccare il rinnovo delle sanzioni a Mosca, in cambio magari di un atteggiamento più magnanimo sul fronte del bilancio.
Dal modo in cui la Germania sta reagendo alle vicende italiane vi sono probabilmente tre conseguenze da trarre. La prima è che si farebbe un errore a ritenere che le critiche all’Italia siano legate alla mera violazione di regole da parte del governo italiano, quasi fossero una reazione pavloviana di un paese ossessionato dalla Legge. Nascondono in realtà condivisibili paure per la stabilità di una moneta unica che la Germania e altri 17 paesi condividono con l’Italia.
In secondo luogo, si può presumere che le controverse scelte italiane esorteranno Berlino ad essere cauta nell’avanzare sulla strada di una ulteriore integrazione della zona euro. Infine, le critiche dovrebbero indurre l’Italia a chiedersi se nel caso di crisi finanziaria il governo federale sarà pronto a salvare il paese, o non sceglierà piuttosto di assicurare alla zona euro una stabilità durevole, liberando l’unione monetaria del minaccioso debito pubblico italiano.
Dopo avere bocciato martedì 23 ottobre la Finanziaria del 2019 perché in evidente violazione degli impegni comunitari, la Commissione europea è a un passo dall’aprire una procedura per debito eccessivo che in ultima analisi prevede sanzioni pecuniarie contro il paese riottoso. Ai più, la scelta comunitaria, se confermata, rischia di suscitare preoccupazione, se non rabbia e risentimento. Al tempo stesso, la procedura potrebbe rivelarsi nei fatti la massima espressione del vincolo esterno, che per decenni ha evitato al paese derive pericolosissime ed è stato un pungolo nel fianco dell’establishment per contribuire a una modernizzazione dell’Italia. Spetterà al governo decidere se approfittarne.
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Di Redazione

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