Il governo italiano a Bruxelles: da noi pace sociale senza disordini in piazza, non ci si può negare il deficit al 2,2% se la Francia può sfondare il 3%. Ma Tria guarda all’1,9%.

C’è una corazza di sfondamento, pesante e intrisa di significato politico, che Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno deciso di fare indossare al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Giovanni Tria alla vigilia dell’incontro decisivo a Bruxelles sulla manovra con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: i gilet gialli. Perché l’obiettivo è chiaro: all’Europa che è ritornata a rialzare la voce, chiedendo una “correzione sostanziale”, bisogna replicare non solo con i numeri del reddito di cittadinanza o della quota 100, piuttosto che con un abbassamento del tetto del deficit. Occorre imporre la visione di una manovra sociale che non può essere stravolta nei suoi pilastri. La Francia di Emmanuel Macron – è il ragionamento – è arrivata a questa consapevolezza dopo giorni di proteste e violenze. L’Italia – rivendica il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti – ha pensato al sociale senza disordini di piazza. Se i francesi possono sfondare il 3% perché negare all’Italia un deficit al 2,2%?, pensano in queste ore Lega e 5 Stelle.
La decisione di puntare sulla vicenda dei gilet gialli accomuna i due coinquilini di governo. Dice Di Maio: “Noi in legge bilancio abbiamo quelle proposte che fanno parte del programma di governo e che sono anche le rivendicazioni dei gilet gialli. Noi la fiducia degli italiani non vogliamo perderla, questa per noi è la cosa più importante”. Stefano Buffagni, uomo in vista tra i pentastellati, rilancia il messaggio: Quelli affrontati nella manovra sono “i problemi del Paese ed io vorrei evitare di vedere gilet gialli che debbano arrivare in altri Stati dell’Europa”. Un altro segnale di quel parallelismo con la Francia ricercato, voluto, e che si vuole imporre a Bruxelles.
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Di Redazione

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