Gli eurodeputati sono pronti a votare l’introduzione di una tassa digitale, la prima nel suo genere, indirizzata alle maggiori aziende tecnologiche.
Giovedì 13 dicembre il Parlamento riunito in plenaria vota a proposito di due relazioni che chiedono all’Europa di introdurre un sistema comune di tassazione per i servizi digitali distribuiti dai giganti del settore. Con tale sistema si vuole permettere agli stati membri di tassare i profitti generati all’interno del loro territorio da queste aziende, anche nel caso in cui quest’ultima non abbia una sede fisica in quel paese.
Nonostante l’economia globale sia diventata digitale, con la conseguente nascita di nuovi modi di fare impresa, le attuali norme di tassazione alle aziende sono state per lo più concepite nel ventesimo secolo. Come scritto nella relazione, queste norme non sono efficaci nel considerare il raggio d’azione delle attività digitali in quanto la presenza fisica non è un requisito fondamentale per poter fornire servizi digitali.
La tassazione conta
Dal momento che il problema della tassazione dell’economia digitale ha una portata globale, la Commissione europea sta attivamente lavorando nel raggio dei paesi dell’OCSE per trovare una soluzione di carattere internazionale.
Fino a quando la soluzione non sarà trovata però, il Parlamento vuole stabilire un sistema comune di tassazione dei servizi digitali (DST dall’inglese digital services tax).
La relazione firmata dall’eurodeputato olandese dei Socialisti e democratici, Paul Tang, propone di concentrarsi sulle maggiori aziende digitali che fatturano a livello mondiale grazie alla distribuzione di servizi come motori di ricerca, piattaforme di social media e commercio online.
L’altra relazione firmata dall’eurodeputato polacco del Partito popolare europeo, Dariusz Rosati, afferma che per determinare se un’azienda ha una “presenza digitale” passibile di tassazione in uno stato membro dovrebbe essere presente una delle seguenti caratteristiche: un profitto anno superiore a €7 milioni, più di centomila utenti o più di tremila contratti business per i servizi digitali.
Rosati ha dichiarato che “è tempo di agire” e che l’UE dovrebbe dare l’esempio e al contempo continuare a lavorare per una soluzione internazionale a livello OCSE.
Paul Tang ha affermato di essere dispiaciuto dal fatto che i ministri delle finanze europei non siano riusciti ad adottare il DST al loro incontro del 4 dicembre 2018; anzi, hanno presentato una proposta secondo lui più blanda che non entrerà in vigore prima del 2021.
“Posticipare una decisione così vitale è un’ingiustizia nei confronti di chi le tasse le paga e danneggia l’economia europea nel suo insieme”, ha aggiunto.
“Vogliamo garantire che multinazionali digitali come Google, Facebook e Amazon paghino la loro giusta parte di tasse, come fanno tutti i cittadini e le piccole aziende. Abbiamo lottato per ampliare il raggio d’azione e l’aliquota di questa tassa digitale e continueremo a lottare per un sistema di tassazione giusto in Europa”.
I prossimi passi
Gli eurodeputati discuteranno del pacchetto sulla tassazione digitale nel pomeriggio di mercoledì 12 dicembre 2018, mentre il voto è previsto per il giorno seguente. Il Parlamento ha un ruolo consultivo in questo campo: le decisioni devono essere prese dal Consiglio all’unanimità.
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